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Psicoanalisi Oggi

L'attualità della psicoanalisi
A cura di Rosa Elena Manzetti con la collaborazione di Mary Nicotra

Psicoanalisi Oggi

29 Settembre 2013

L'inizio delle analisi, in Freud ed in Lacan

Il fatto di proporre, come questione teorico-clinica importante, quella dell'inizio delle analisi, dice già che in psicoanalisi l'inizio non è qualcosa di scontato; intuitivamente, forse cominciate a pensare che, di conseguenza, non lo sia nemmeno la fine.

 

 

La posizione di Freud rispetto all’inizio delle analisi è una posizione del tutto particolare, essenzialmente perché prima di lui non c’è stato un altro psicoanalista, dunque Freud si è trovato in una condizione di eccezionalità rispetto alla psicoanalisi, posizione con cui ha sicuramente dovuto fare i conti.

A causa di tale condizione, se leggiamo i lavori in cui Freud scrive su ciò che possiamo chiamare “tecnica” – anche se non si tratta di una tecnica -, troviamo una serie di indicazioni rispetto al tempo iniziale, date spesso sotto la forma: “io faccio così perché così è più adatto al mio stile…voi troverete il vostro”. 

In questo modo, Freud stesso dice che l’esperienza psicoanalitica non può essere ingabbiata all’interno di standard di funzionamento che dovrebbero essere messi in atto identicamente da tutti i praticanti. Freud ci tiene allo stile singolare di ciascuno.

Ciò, però, non implica l’annullamento delle differenze, né tanto meno il “tutto vale”.

Per Freud ciò che conta principalmente è la posizione dell’analista, che sin dall’inizio lui ritiene debba essere una posizione di rinuncia, all’interno del legame analitico, sul piano del godimento personale di colui o colei che fa l’analista.

Vi è inoltre una condizione necessaria, secondo Freud, prima di iniziare l’analisi vera e propria.

Si tratta di svolgere un numero limitato di colloqui (di solito tre) per decidere se sia opportuno o possibile che il soggetto inizi un’analisi. Una delle funzioni principali di tali colloqui, per l’analista, è cercare di cogliere la struttura soggettiva della persona che ascolta, vale a dire hanno una finalità diagnostica. Tale finalità è molto importante perché il modo di condurre la cura varierà asseconda della struttura soggettiva del paziente. Per Freud, inoltre, non era scontato che l’analisi, così come era intesa ai suoi tempi, potesse funzionare o essere adatta a soggetti psicotici. Questo è un punto che Lacan, sin dall’inizio del suo insegnamento, ha messo al lavoro, modificando la posizione freudiana. 

Dal punto di vista del dispositivo, con Freud l’analisi comincia dopo questi primi colloqui, momento in cui l’analista invita il paziente a distendersi sul lettino e gli propone la regola della libera associazione. 

Nei suoi scritti tecnici, Freud ha lasciato però anche un’indicazione preziosa che Lacan ha ripreso rendendola più chiara poiché l’ha fatta passare attraverso delle categorie della logica temporale. Freud stesso aveva detto che in analisi, la mossa iniziale è fondamentale, poiché determina tutte le altre (e dunque anche la conclusione, possiamo dire noi). Non ha però spinto questa logica precisa fino alle sue ultime conseguenze, cosa che Lacan ha fatto. 

Lacan applica questo in relazione all’inizio dell’analisi, provando a ritagliare ed esplicitare il momento logico in cui essa inizia, al di là degli aspetti più o meno aggiuntivi. Per Lacan, l’analisi inizia, e finiscono i colloqui preliminari, quando qualcosa di preciso si produce a livello del discorso dell’analizzante (come lui lo chiama), e cioè quando si coglie che nel discorso si è prodotta una modificazione, che Lacan dice debba essere del rapporto del soggetto con il significante e con il reale. Si tratta di un cambiamento della posizione del soggetto, che darà un cenno di riconoscimento della sua dipendenza dal significante e del fatto che il reale gli fa interrogazione.

Dire che la prima mossa è fondamentale, vuol dire che per Freud era chiaro che dipendesse dall’analista che analisi ci fosse, cosa con cui Lacan concorda. L’analisi inizia con il transfert analitico che si produce quando l’oggetto-analista diviene un elemento fondamentale dell’economia psichica dell’analizzante. 

 

Maria Laura Tkach

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