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Psicoanalisi Oggi

L'attualità della psicoanalisi
A cura di Rosa Elena Manzetti con la collaborazione di Mary Nicotra

Psicoanalisi Oggi

02 Ottobre 2012

S-legati dall'Altro

La psicoanalisi del legame sociale oggi apre a una nuova prospettiva, a un nuovo punto di vista. L'altro del legame tende oggi a essere meno rivestito da alcuni tratti che possono farlo apparire come interessante, amabile, fonte di curiosità e a volte di dubbio, un altro che merita la nostra attenzione e il nostro tempo; un altro che può in alcuni momenti diventare anche irritante, ma con il quale continuo a intrattenere un legame di parola.

S-legati dall'Altro

 

Nella concezione classica di Freud, ognuno di noi investe l’altro di alcune caratteristiche, di alcuni tratti – spesso il tratto che localizziamo nell’altro è qualcosa di irrisorio e che passa in secondo piano, non è sul piano dell’evidenza - è a partire da questo investimento sull’altro, che è il punto dal quale può nascere un desiderio verso l’altro, che posso intrattenere e coltivare un legame. 

Ci sarebbe dunque qualcosa nell’altro che, mio malgrado, a mia insaputa, qualcosa che mi è impossibile da circoscrivere, produce su di me un’attrazione, una curiosità, un moto di desiderio vitale. 

Se mai qualcuno si azzardasse a chiedermi cos’è che mi lega a quella persona, non saprò dare una risposta precisa, magari proverò a utilizzare qualche metafora, a fare della poesia, ma ciò che mi attrae dell’altro rimarrà comunque un punto opaco.  

Nell’epoca odierna questo non è più così presente. Osserviamo una svalutazione della parola, e quindi del legame che la parola può inaugurare. Questa svalutazione si accompagna a un iperinvestimento degli oggetti. Il simile è preso in considerazione solo sul versante del profitto che ne posso ricavare o al contrario della perdita che mi può arrecare. Il simile, quindi, è paragonabile a un oggetto-macchina, più o meno funzionante, che può o meno produrre degli utili, cioè un più di godimento. 

Questo oggi è molto evidente nel mondo del lavoro, ma anche nel mondo delle relazioni affettive.

Dall’equivoco, dall’enigma che gli affetti e i sentimenti possono produrre, alla certezza del consumo. Per giocare sul celebre enunciato cartesiano che fonda l’essere a partire dal pensiero, potremmo dire, al posto di “Penso, dunque sono”, un “Godo consumando, dunque sono”. Il mio essere è fondato sul consumo, e quando la mia certezza di poter consumare entra in crisi, sono invaso da un’angoscia intollerabile, poiché, all’interno di questa logica, a mia insaputa, sono invaso dal godimento dell’altro che non riesco a fare mio; il limite simbolico non fa tenuta. 

Il discorso analitico prende una strada diversa; una strada che parte dal presupposto che davanti a me ho una persona che può insegnare qualcosa di unico e irripetibile in merito a cos’è vivere, cos’è stare nel mondo, vale a dire cos’è stare in un legame con l’altro. Per far questo occorre che l’analista rinunci al sapere che crede di avere dalla sua parte e supponga un sapere al soggetto, un sapere che aprirà alla sorpresa e al nuovo.

 

Stefano Avedano

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