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Psicoanalisi Oggi

L'attualità della psicoanalisi
A cura di Rosa Elena Manzetti con la collaborazione di Mary Nicotra

Psicoanalisi Oggi

01 Agosto 2012

Amore e Psicoanalisi. Desiderio e inizio di un'analisi

Parlare di amore porta ad introdurre il concetto di desiderio. Quante volte abbiamo sentito dire o diciamo, parlando del proprio amato, “quella persona mi completa”. All'origine del desiderio c'è sempre una mancanza e se il soggetto si rivolge ad un oggetto, l'oggetto d'amore, è per colmare questa mancanza.

Amore e Psicoanalisi. Desiderio e inizio di un'analisi

 

Per la psicoanalisi il desiderio ha a che fare con l’inconscio. Freud, ne L’Interpretazione dei sogni ha ripreso il concetto di desiderio accostandolo al sogno e sostenendo che l’oggetto al quale il desiderio si rivolge non è mai uguale alla sua causa; manca sempre un oggetto, che è perduto, e l’oggetto ritrovato non è mai quello giusto. 

Che legame, quindi, per la psicoanalisi, tra desiderio e amore? Nel Seminario VIII, Il Transfert, Lacan parla dell’amore accostandolo al percorso analitico e al concetto di transfert: “In principio dell’esperienza analitica, ricordiamolo, era l’amore”

. Nella teoria lacaniana la dimensione dell'amore si annoda strutturalmente alla dimensione del supposto sapere; “Colui che viene  a trovarci parte, per principio, dalla supposizione di non sapere ciò che ha […]” 

, investendo l'analista di un sapere qualcosa sulla verità della propria sofferenza. 

All’inizio di un’analisi, infatti, colui che si reca da un’analista gli suppone un sapere ponendolo nella posizione di colui che incarna il luogo dove si trova la soluzione della propria angoscia e sofferenza. 

Lacan considera il desiderio come l’elemento che c’è dietro a ciò che si formula all’inizio, nel discorso del paziente, come domanda. Il soggetto del desiderio parla ma non sa ciò che dice e nemmeno che lo dice. C’è un desiderio che lo guida, che agisce in lui al di là di lui stesso. L’entrata in analisi è domandata ma il soggetto che fa una domanda d’analisi non sa che cosa stia chiedendo. È importante che l’analista ascolti ciò che il soggetto dice al di là di ciò che è enunciato. 

La domanda in analisi implica l’esistenza all’orizzonte di un Altro quindi, che possa soddisfarla e il posto dell’Altro della domanda è occupato proprio dall’analista attraverso il dispositivo del transfert. 

Nel Seminario VIII, Il Transfert, Lacan parla de Il Simposio di Platone, considerandolo un testo che illumina la logica dell’esperienza amorosa. 

Il Simposio è la narrazione di un incontro avvenuto fra Socrate e alcuni invitati alla cena di Agatone, nel quale, durante il banchetto, i partecipanti decidono di pronunciare a turno un elogio in onore del dio Eros. Si susseguono così una serie di encomi circa le qualità e le caratteristiche di Amore che culminano nel discorso di Socrate. Dopo che tutti i convitati hanno proferito il loro elogio ad Amore, irrompe, inaspettato, Alcibiade, ubriaco. Egli acconsente a stare alla regola del tessere un elogio, ma ne cambia l’oggetto, infatti tesse un elogio non ad Amore, bensì al suo amore, Socrate.

Alcibiade prosegue nel suo elogio, avendo deciso che solo Socrate possa essere l’amante degno di lui, ma è proprio nel momento di concludere, che arriva il rifiuto di Socrate.

Lacan afferma che Il Simposio può essere considerato come una sorta di resoconto di sedute analitiche, dove l’irruzione di Alcibiade rappresenta il punto attorno a cui ruota tutto il contenuto del Simposio. La funzione di Socrate nel dialogo platonico viene ricondotta da Lacan alla funzione dell’analista, che riconduce il soggetto, nel transfert, all’incontro con la propria mancanza. 

Socrate fa il vuoto del sapere affinché sia l’altro a metterci del proprio; “la questione è di sapere se ciò che si ha abbia un rapporto con ciò di cui l’altro, il soggetto del desiderio, è mancante”.

 

Lacan mette in rilievo, attraverso il riferimento al Simposio, la teoria dell’amore come mancanza, secondo la quale, è proprio a livello di ciò che non si ha che l’amore si annoda al desiderio ed elegge, nell’esperienza di un amante, un altro, l’amato, come colui a cui poter donare la propria mancanza, facendo di lui l’oggetto che gli manca; “[…] egli desidera, rigorosamente parlando: qualcosa che non è fatto su misura, ciò che non è presente, ciò che non si ha, ciò che non è lui stesso, ciò di cui è mancante, ciò di cui manca essenzialmente”. 

 

L’amore di transfert, dunque, non è amore per il terapeuta in quanto tale, bensì per la funzione di detentore di una verità che il paziente gli suppone. Alcibiade ama Socrate per ciò che sa, gli suppone un sapere, ma Socrate si rifiuta di dare seguito alla posizione dell’amato per fare posto all’esperienza che il soggetto deve fare con il proprio inconscio, rimandandolo al proprio desiderio, aprendo la strada alla ricerca della propria verità, la verità soggettiva. 

“Che cosa ci dice Freud se non che, in fin dei conti, colui che segue questo cammino non troverà nient’altro, al termine, se non una mancanza”

.

 

Breve frammento clinico:

Giulia giunge in ambulatorio domandando una soluzione al suo problema, dice di “abbuffarsi” e di “essere bulimica”. Racconta di una propria condizione fisica che le produce angoscia, perché le impedisce di “fare le cose che fanno le persone normali”. Inoltre dice di “non riuscire più a divertirsi come fanno tutti gli altri, di non uscire più di casa, perché si vergogna”. Giulia domanda una soluzione, domanda le linee guida da seguire per poter “togliere il prima possibile, la sua angoscia” e “normalizzarsi”. La psicoanalisi non ha, però, un manuale composto da regole e da linee guida, non suggerisce strategie e soluzioni volte all’eliminazione del sintomo, non punta alla “normalizzazione” (anche perché di quale normalità si parla?) ma piuttosto è una clinica che attraverso il dispositivo del transfert, accoglie la domanda d’aiuto, la cui risposta sarebbe integralmente nelle mani dell’Altro, dell’analista a cui il soggetto attribuisce un sapere sulla causa della propria angoscia e sofferenza, e fa posto alla domanda analitica in cui il soggetto si fa responsabile della risposta alla propria sofferenza iniziando il cammino alla ricerca della propria verità. 

Barbara Nicotra

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