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Psicoanalisi Oggi

L'attualità della psicoanalisi
A cura di Rosa Elena Manzetti con la collaborazione di Mary Nicotra

Psicoanalisi Oggi

26 Luglio 2011

Amore di transfert

Nel 1913-1914 Freud in “Nuovi consigli sulla tecnica della psicoanalisi” afferma :“ci si guardi bene dal respingere la traslazione amorosa, dallo scacciarla, dal dissuaderne la paziente; e ci si astenga altrettanto fermamente dal ricambiarla in qualunque modo.

Amore di transfert

 Si tenga in pugno la traslazione amorosa, ma la si tratti come qualche cosa di irreale, come una situazione che deve verificarsi durante la cura e va fatta risalire alle sue cause inconsce, aiutando in tal modo a ricondurre alla coscienza e quindi al controllo della paziente gli elementi latenti della sua vita amorosa”. Con Freud, infatti, nasce la psicoanalisi come indagine e tecnica di cura basata sul transfert per cogliere il conflitto psichico e la resistenza nella cura del paziente.
Nell'insegnamento di Lacan, in linea con la teoria di Freud, la nozione di transfert costituisce uno dei concetti fondamentali della psicoanalisi. Nel 1960 Lacan tiene il suo ottavo seminario, “Il transfert”, nel quale sviluppa la sua teoria del transfert analitico. In questa prospettiva il transfert viene visto come fenomeno la cui struttura ci riconduce al di là dell'intersoggettività, il paziente parla e parla ad un altro che non è lì come soggetto, si crea quindi una disparità, una dissimetria, c'è un soggetto e c'è un'altra cosa. Non è più, quindi, nel quadro della relazione interumana, “da soggetto a soggetto” che viene inserita la struttura del transfert analitico. La questione centrale consiste nell'interrogare la natura dell'amore e l'enigma che contiene, poiché, nell'essenziale, il transfert è amore.
“Non possiamo fare di meglio se non cominciare ad interrogarci su ciò che il fenomeno del transfert è ritenuto imitare massimamente, addirittura confondersi con l’amore”, dice Lacan nel Seminario VIII.
Inoltre, nella teoria lacaniana la dimensione dell'amore si annoda strutturalmente alla dimensione del supposto sapere. L'analista, infatti, è investito dall'analizzante, in quanto è supposto sapere qualcosa sulla verità della sofferenza dell'analizzante. Il soggetto supposto sapere rappresenta il perno attorno a cui si articola tutto ciò che riguarda il transfert.
Per Lacan, prima di Freud, vi è un testo che illumina la logica dell'esperienza amorosa: il Simposio di Platone. Tutta la prima parte del seminario sul Transfert commenta il Simposio di Platone e i discorsi pronunciati dai suoi personaggi sull'amore. In questa prospettiva, Lacan afferma che Il Simposio deve essere considerato come una sorta di resoconto di sedute analitiche, dove l'irruzione di Alcibiade rappresenta il punto attorno a cui ruota tutto il contenuto del Simposio. La funzione di Socrate nel dialogo platonico viene ricondotta da Lacan alla funzione dell'analista, che consiste nel ricondurre il soggetto, nel transfert, all'incontro con la propria mancanza.
Socrate fa il vuoto del sapere affinché sia l’altro a metterci il proprio; “la questione è di sapere se ciò che si ha abbia un rapporto con ciò di cui l'altro, il soggetto del desiderio, è mancante”.
E come si situa la mancanza tra amante e amato?
Erastes, l'amante, “egli non sa ciò che gli manca, con quel particolare accento d'inscienza che è tipico dell'inconscio”; è il soggetto, colui che manca di ciò che l’altro ha. Dall'altra parte Eromenos, l'oggetto amato, colui che ha qualcosa, ma “egli non sa ciò che ha” .
Sia l’analista sia l’analizzante sono entrambi dal lato del non sapere; l’amante non sa perché ama e l’amato non sa perché è amato.
Lacan mette in rilievo, nel Simposio, una teoria dell'amore come mancanza, secondo la quale, l'amore è dare ciò che non si ha; infatti, è proprio a livello di ciò che non si ha che l'amore si annoda al desiderio ed elegge, nell'esperienza di un amante, un altro, l'amato, come colui a cui poter donare la propria mancanza, facendo di lui l'oggetto che gli manca. Nel Simposio, Alcibiade, incarna la figura dell'amante, mentre Socrate, incarna, per lui, la posizione dell'amato. Socrate è la prima figura dell’analista, è il desiderante ad oltranza ma è anche colui che si sottrae quando si tratta di mostrarsi nella posizione del desiderato. E infatti, pur racchiudendo per Alcibiade l’oggetto agalmatico, Socrate afferma perentoriamente di non essere niente.
Per spiegare la natura dell'amore Lacan definisce l'amore come una metafora, cioè, una sostituzione dove al posto dell'amato, deve sorgere l'amante. Tale passaggio, in cui l'amante si trasforma in amato, si rivela essenziale nell'esperienza analitica, in quanto senza questa trasformazione non si produce il fenomeno dell'amore e neppure l'avvio del transfert analitico. L'amore di transfert, dunque, non è amore per il terapeuta in quanto tale, bensì per la funzione di detentore di una verità che il paziente gli suppone. Alcibiade ama Socrate per ciò che sa, ma Socrate si rifiuta di dare seguito alla posizione dell’amato per fare posto all’esperienza che il soggetto deve fare con l’inconscio. L’amore di transfert è autentico se l’analista tiene la disgiunzione, quando l’analista indirizza, quindi, non verso di sé ma verso il vuoto.
L'amore di transfert si sostituisce al desiderio di sapere; “le coordinate che l'analista deve essere capace di raggiungere, semplicemente per occupare il suo posto, il quale si definisce come il posto che egli deve offrire vuoto al desiderio del paziente, affinché questo si realizzi come desiderio dell'Altro”, sottolinea Lacan nel Seminario VIII sul Transfert.
L'analizzante, quindi, trasferisce su questo vuoto ed è così che si ottiene l'effetto di transfert; ciò che sa l'analista, è che questo amore non riguarda lui ma si indirizza al sapere.

 

Barbara Nicotra

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