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Intercultura e pari opportunità

Le donne del mondo, i pari diritti, la pari dignità

Intercultura e Pari Opportunità

19 Marzo 2012

America Latina: violenza contro le donne

Negli ultimi ventiquattro anni sono state assassinate in Messico più di 34.000 donne.

America Latina: violenza contro le donne

Nei paesi dell’America Latina è gravemente radicato il maschilismo, e le donne, in particolare quelle indigene, sono continuamente vittime di violazioni di diritti umani e di efferate violenze.
La condizione della donna è quanto mai grave in Messico: recentemente è stato stimato che negli ultimi 24 anni sono state assassinate in Messico più di 34.000 donne e il numero di quelle violentate può superare il milione per anno. Ricordiamo il caso Ciudad Juarez. Qui dal 1993 centinaia di donne spariscono e vengono ritrovate senza vita con il corpo straziato dalla violenza, mutilazione dei genitali e segni di torture.
Una vittima su cinque si recava ogni giorno in questi luoghi per lavorare in una fabbrica di proprietà straniera situata nelle “zone franche” fra il centro America e gli Stati Uniti.
Ogni giorno una donna, una ragazzina o una bambina non fa ritorno a casa. Sempre in Messico, durante una lunga manifestazione del Fronte del popolo in difesa della terra di Texcoco, a San Salvador Atenco, nel maggio del 2006, la polizia federale intervenne con la forza per disperdere i manifestanti.
Seguirono scontri. Due persone morirono, decine furono i feriti e 207 i manifestanti arrestati. Secondo le testimonianze 47 donne vennero torturate, di cui 26 prima picchiate e stuprate.
Il caso di Juarez è venuto alla luce grazie a tutte le denunce e mobilitazioni che hanno seguito questi atti efferati, ma la situazione è forse più grave in altre città messicane e in Guatemala.
Il fatto è che esiste una “cultura” diffusa che continua a non prendere in considerazione o a coprire questo stato di cose. Non può passare poi sotto silenzio la condizione delle donne soggette all’Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA). In America Latina, a partire dall'applicazione dei PAE (Programmi di aggiustamento strutturale) e della liberalizzazione del commercio in paesi come il Messico, la situazione della donna è drammaticamente peggiorata.
Il rispetto delle dichiarazioni internazionali e l'osservanza delle norme a favore dei diritti delle donne si sono decisamente scontrati con la potente barriera dei modelli economici i quali, a loro volta, si sono invece ben legati al razzismo e al maschilismo che costituiscono e attraversano l’intera struttura di potere in questi paesi. Un miliardo di persone nel mondo vivono in situazione di estrema povertà: 700 milioni sono donne.
È un dato di fatto, eppure queste donne contribuiscono in modo significativo con il loro lavoro alla produzione. Nei paesi del Sud, per esempio, le donne producono il 70% degli alimenti. Il libero commercio, d'altra parte, ha una predilezione speciale per il lavoro femminile. Nella fabbriche tessili, di fatto, le donne rappresentano il 90% del totale della manodopera.
La loro situazione lavorativa è caratterizzata da salari infimi e da lunghe giornate, di 12-14 ore. Ma anche dalla sistematica violazione della loro dignità e dei loro diritti. Possono addirittura essere costrette ad assumere pillole anticoncezionali all'interno delle stesse aziende senza aver dato il proprio consenso. In Messico, dalla maggior parte delle operaie si esige, come requisito preliminare per l'assunzione, un certificato medico che attesti l'assenza di gravidanza, fermo restando l'obbligo di informare regolarmente sul proprio ciclo mestruale. Inutile dire che queste lavoratrici non godono di servizi sociali, di sicurezza sul posto di lavoro né di possibilità di affiliazione sindacale.
L'ALCA, ovviamente, segue la stessa tendenza, i diritti delle donne non rientrano nei suoi contenuti. Insieme alla flessibilizzazione del lavoro e alla precarietà dell'impiego, l'eliminazione della spesa sociale dello Stato, soprattutto per quanto riguarda salute e istruzione, trasferisce i costi direttamente alle famiglie, e in particolare alle donne.
A questo dobbiamo aggiungere gli effetti specifici sull'assistenza medica nell'ambito della salute sessuale e riproduttiva, che si vede altresì ridotta e, inoltre, l’esclusione della donna dalla presa di decisioni. L'ALCA ha ripercussioni sulle donne anche in quanto produttrici di alimenti. Da una parte, il documento prevede l'introduzione di colture e di alimenti transgenici; dall'altra, l'applicazione degli accordi sui brevetti dell’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio) alla biodiversità e al sapere.
Le donne stanno così perdendo il controllo sulle colture tradizionali, e sui diversi usi, rituali e curativi, che i loro popoli danno alle piante. Ne deriva, per le comunità, estrema vulnerabilità rispetto alla propria sicurezza alimentare, e perdita della sovranità alimentare.
Non dobbiamo infine dimenticare che il neoliberismo allontana dai modi di vita tradizionali una quantità di persone maggiore rispetto a quella che può realmente assorbire il mercato del lavoro. Per le donne, in particolare, questo ha significato estrema povertà ed emigrazione verso i paesi del Nord; vale a dire, sfruttamento lavorativo e sessuale, disgregazione familiare e delle comunità.

Alessandra Giusti Articolo pubblicato anche sulla rivista cartacea Arcipelago di Lucca.

Alessandra Giusti

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