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Attualità e Società

03 Ottobre 2011

Vile aggressione a Torino ad una cittadina italo-somala

La donna è stata insultata e malmenata su un pulman, solo due ragazzi africani reagiscono.

Vile aggressione a Torino ad una cittadina italo-somala

Il Movimento delle Donne di Torino ha diramato un comunicato stampa sulla vile aggressione razzista e maschilista a Suad Omar, figura di spicco della comunità somala torinese. Anche DonneInViaggio si unisce alle tante voci delle donne e delle istituzioni piemontesi esprimendo tutta la nostra solidarietà e la vivida speranza che il colpevole di tale vergognoso atto criminale sia individuato e chiamato a rispondere davanti alla giustizia.
Dalla cronaca del fatto però emerge anche una passività ingiustificata delle persone che hano assistito al fatto e che non hanno saputo reagire a tale violenza, aiutando e difendento Suad Omar. Anzi no, a dire il vero c'è stato qualcuno che ha reagito e sono due ragazzi africani. A questi due ragazzi va il mio personale grazie perchè hanno dimostrato coraggio e senso civico, cosa che gli altri torinesi presenti evidentemente hanno dimenticato o mai avuto.
Di seguito la cronaca dell'aggressione.
Suad Omar, cittadina italo –somala, madre di 5 figli, attivamente impegnata da venti anni nella vita culturale, sociale e politica torinese, è stata vittima di un attacco vergognoso in un bus pubblico di Torino.  Venerdì 30 settembre alle ore 16 e trenta si recava con il 63 presso l’ospedale Mauriziano per prestare il suo servizio di mediatrice culturale. Poco prima di scendere alla fermata Amerigo Vespucci, viene aggredita brutalmente da un uomo italiano di mezza età, che prima la insulta volgarmente, chiamandola puttana e troia e dopo inizia a darle calci e pugni fino a romperle gli occhiali e provocarle gravi lesioni alle costole.
L’atmosfera sul bus, come capita spesso, è tesa: c'è chi fa finta di nulla, chi rimane sconvolto senza il coraggio di muovere un dito. Alla violenta aggressione reagiscono solamente due ragazzi africani che cercano di aiutare la vittima. Anche Suad non  subisce passivamente l'attacco.
Poco dopo l'autista ferma il pulmann per telefonare al 112 e apre le porte. L'aggressore riesce così a fuggire. Di fronte delle proteste di Suad circa l'operato dell'autista, che di fatto ha facilitato la fuga dell'aggressore, gli operatori di GTT giunti sul posto successivamente, spiegano che il regolamento vieta loro di intervenire in casi simili.
Nonostante lo shock e il dolore, Suad decide di dare visibilità alla violenza subita,  informando le amiche, la rete di facebook e decidendo di avvalersi di un avvocato. Chiede ai carabinieri di visionare i filmati delle telecamere di sorveglianza presenti sull'autobus, di cercare  l’uomo che l’ha aggredita solo perchè donna e  “diversa”.
Negli ultimi anni le aggressioni a cittadini di origine africana sono state numerose. Le donne, le  donne straniere ancora di più, sono soggette a continue violenze nei luoghi pubblici senza la  minima possibilità di difesa. Le parole che offendono, l'umiliazione e le botte la dicono lunga sul  nostro clima di convivenza, sull'inadeguatezza delle istituzioni che non riescono a prendere una posizione più netta a difesa delle donne, contro il razzismo e la misoginia che si manifesta nelle nostre strade e nelle nostre vite.
L'aggressione subita da Suad è l'ennesimo attacco a tutte le donne. Non deve passare inosservato. Giustizia deve essere fatta!

Elena Vaccarino

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